Singolarità non individualità

Qualche giorno fa, il musicista e direttore d'orchestra Ezio Bosso, in una trasmissione televisiva, ha detto questa frase: "l'orchestra unisce le singolarità, non le individualità", sfumatura brillante e molto interessante del suo mestiere che mi è rimasta impressa e che mi sono annotato. 

Questa definizione penso possa descrivere non solo l'insieme dei musicisti di un'orchestra musicale, ma qualsiasi organizzazione in generale, se adeguatamente coordinata e armonizzata. 

In particolare può essere descrittiva anche dell'organizzazione fieristica: in realtà infatti, le fiere e gli espositori possono essere un'unione di tante singolarità e non di tante individualità

In alcuni casi questo accade senza necessità dell'intervento diretto dell'organizzatore: l'emersione di un collettivo importante è il frutto del lavoro svolto dalle aziende stesse e dalle associazioni di imprese. Con il lavoro associativo, infatti, ogni azienda diventa un importante singolo che si unisce a un lavoro orchestrale e che rende la partecipazione alla manifestazione fieristica un imprescindibile momento di aggiornamento professionale per chi in quel settore lavora ogni giorno.

In altri casi, dove questo lavoro di squadra è meno evidente o in settori non maturi o non adeguatamente armonizzati dalle associazioni, l'organizzatore fieristico può cogliere l'opportunità di assumersi questa responsabilità di coordinamento per far emergere il settore e i segmenti dove opera, facendo in modo che il risultato del suo lavoro, la fiera, possa essere paragonato alla musica prodotta da una grande orchestra. 

Un "imprinting" in questa direzione, dell'organizzatore, favorisce certamente questo sviluppo collettivo delle manifestazioni fieristiche.

Come riuscire in questo proposito? 

In primo luogo, l'organizzatore deve dare voce ad ogni singola azienda partecipante, creando percorsi espositivi adeguati, veicolando l'offerta di prodotti nella direzione della domanda di ogni target di visitatori attesi alla fiera. Creare indirizzi specifici, segmentando il settore, è la via più semplice per realizzare percorsi espositivi efficaci.

In secondo luogo cercando il più possibile di far si che ogni espositore, nella sua singolarità abbia le medesime opportunità degli altri e che abbia le occasioni per esprimere le proprie potenzialità nel segmento di produzione più adatto. Non esistono quindi differenze o disparità di trattamento, la gestione dell'organizzatore deve essere "olimpionica" ed ogni azienda deve poter avere accesso nel medesimo momento ad ogni prodotto e servizio offerto dalla manifestazione fieristica, sia in termini di acquisto di spazi espositivi, sia di pubblicità, sia di servizi complementari come l'ufficio stampa o la creazione di eventi ad hoc (dimostrazioni, convegni, conferenze, feste, ...).

In terzo luogo, l'organizzatore può creare occasioni importanti di ridondanza del messaggio fieristico per rendere la partecipazione di ogni azienda necessaria anche ad altre aziende. Ogni azienda, nella sua singolarità, deve essere sempre identificabile come indispensabile per la buona riuscita dell'intera manifestazione. Ad occhi attenti, anche la più piccola azienda con prodotti complementari a tanti altri, può nella sua originalità e nel modo in cui si esprime in fiera, dare un contributo essenziale alla riuscita della fiera. Per realizzare questa sinergia l'organizzatore può creare incontri, dibattiti, tavole rotonde, occasioni di formazione fra un'edizione e l'altra della fiera.

Concludendo, ogni azienda, nella sua singolarità, deve poter trovare nel collettivo e nel gruppo, il vero motivo di interesse alla partecipazione alla fiera e alla crescita di tutto il settore a cui appartiene, nell'ottica che il bene di ogni singolarità creerà valore sempre evidente e importante non solo per il proprio profitto, ma anche per l'intero settore.

Forse ho evidenziato solo una banalità o argomenti ovvi o già noti, ma mi sembrava importante scriverlo e condividerlo.